Press

L’isola che decolla

12 Dicembre 2014

L'isola che decolla

 

Si è svolto stasera all’Hotel Excelsior di Catania il convegno “Il sistema aeroportuale integrato per accrescere la competitività del territorio sui mercati globali”, nuovo dibattito del ciclo “L’Isola che decolla”, con protagonisti il sindaco di Catania, Enzo Bianco, l’assessore regionale alle Infrastrutture a alla Mobilità, Giovanni Pizzo, il presidente della Sac Spa, Salvatore Bonura, e l’amministratore delegato della società, Gaetano Mancini. Assenti “giustificati” il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, l’ad della Soaco, Enzo Taverniti, e il vice presidente di Assaeroporti, Fulvio Cavalleri, impossibilitati a raggiungere Catania a causa dello sciopero generale.

Gaetano Mancini ha rotto il ghiaccio, evidenziando come l’occasione ciclica de “L’Isola che decolla” faccia sì «che il territorio sia in condizione di avere notizia di quel che accade nello scalo. L’aeroporto deve essere una specie di casa di vetro, per dare a tutti i necessari elementi di conoscenza». Quanto agli investimenti auspicabili, Mancini ha puntato l’attenzione sul «bisogno di vere politiche di sviluppo. In quest’ottica serve ricercare i mercati che pagano di più. Una rotta per l’aeroporto deve dare reddito, come il segmento internazionale su cui stiamo puntando».

Per quanto poi riguarda il rapporto fra Fontanarossa e il “Pio La Torre”, «i due scali non sono certo in concorrenza, anzi rappresentano un unico sistema», ha dichiarato Mancini, «perché se da un lato quest’anno lo scalo di Catania è cresciuto di un milione di passeggeri, dall’altro Comiso è cresciuto di 300mila. Continuando così, nel 2022 a Catania avremo una soglia di circa 10 milioni di passeggeri l’anno, frutto anche degli investimenti effettuati. Alcuni esempi concreti? Nel periodo 2012-2014 la Sac ha fatto investimenti in autofinanziamento per 33 milioni di euro e altri 27 sono in programma a breve».

Ma rimangono quattro importanti questioni aperte per Mancini: «riprogrammazione del Core Network Ten-T, la rete europea delle infrastrutture, il radar di Sigonella, di cui serve potenziare la capacità di gestione con software adeguati, l’interramento della ferrovia, fondamentale per l’intermodalità, e la torre di controllo di Comiso, da potenziare».

Enzo Bianco ha dal canto suo sottolineato come «da Catania nel raggio di 80 chilometri si possano raggiungere siti di straordinario livello turistico-culturale. La realtà dell’aeroporto è volano fondamentale dell’intero territorio, ergo la sua crescita è crescita globale, dell’intera Sicilia orientale e oltre».

Ma il principale dei problemi per Bianco riguarda «l’interramento della ferrovia Catania-Siracusa, condizione necessaria per rimodulare la pista dell’aeroporto. Ribadisco che si va nettamente in questa direzione. Dobbiamo avere la conferma da parte della Regione e dello Stato, ma appena si realizzerà la nuova pista, Fontanarossa avrà superato il suo “collo di bottiglia” e potrà davvero puntare in alto».

Per Salvatore Bonura, «il capitale di un aeroporto sta nelle connessioni che offre al territorio e nelle conseguenti opportunità di inserirsi nei mercati globali». Anche il presidente Sac ha sottolineato «il vulnus rappresentato dall’esclusione di Catania dalla rete core europea, problema che va di pari passo con la necessità di una seconda pista, più lunga, per accogliere aeromobili di capacità maggiore».

Bonura è poi tornato sulla quotazione della Sac a Piazza Affari. «Mercoledì 17 il cda Sac assumerà la delibera con la quale si aprirà la procedura per scegliere il global coordinator per guidare il processo di quotazione in Borsa», ha dichiarato, «con il che proseguiremo la strada verso l’apertura ai mercati. Ciò a dimostrazione che da parte dei soci pubblici c’è la massima disponibilità verso l’apporto di capitali privati».

Giovanni Pizzo ha invece posto l’attenzione su come «l’intera Isola siciliana sia una enorme piattaforma logistica, di cui i cittadini sono gli operatori. Siamo piattaforma logistica anche di tradizioni e correnti culturali. Serve quindi concepire unite tutta una serie di cose che i siciliani sono abituali a concepire separate. Pil e mobilità, a esempio, vanno di pari passo ed è chiaro che un sistema aeroportuale incide moltissimo sulla produttività di un’area».

Per Pizzo «fare squadra e creare vere sinergie sono alla base del possibile sviluppo della regione. Ogni infrastruttura deve avere un senso di futuro, altrimenti è inutile. Negli anni abbiamo dato a domande collettive risposte individuali. Non funziona, è un paradigma culturale da ribaltare».

Assente fisicamente a causa dello sciopero generale, Enzo Taverniti, amministratore delegato della Soaco, ha inviato un messaggio, in cui ha evidenziato «l’importanza strategica di un’area vasta come quella individuata dal sindaco di Catania, Enzo Bianco, con l’idea del Distretto del Sud Est. Come aeroporto di Comiso, invece, noi individuiamo un’area diversa, complementare, che si estende fino a Caltanissetta e ad Agrigento da un lato e fino a Noto dall’altro. Il “Pio La Torre” risulta quindi essere al centro del patrimonio Unesco siciliano. Inoltre, lo stesso territorio ibleo in sé ha enormi potenzialità turistiche. Abbiamo censito circa 10mila posti letto nel settore alberghiero e 5.000 in quello delle case vacanze».

La proposta che la Soaco fa al governo è molto chiara: «oltre alla progettata autostrada Catania-Ragusa e al miglioramento della rete ferroviaria Agrigento-Vittoria, per il quale già sono stati stanziati dei fondi, sarebbe auspicabile l’ulteriore progettazione di due bretelle ferroviarie: una di circa tre chilometri dalla stazione di Vittoria all’aeroporto, passando per l’autoporto, l’altra di appena un chilometro da Pozzallo verso il suo porto commerciale». Queste due semplici opere completerebbero bene lo scenario infrastrutturale attorno allo scalo casmeneo. «Vogliamo essere propositivi», ha concluso la nota di Taverniti, «ma serve costruire una chiara identità turistica del “Pio La Torre”, da affiancare all’identità commerciale di Fontanarossa».